Cerimonia
E ora vengo,mondo, per denudare a me.
Presto assistirete all’insonnia di quei feroci.
Vedrete per allungare lunghi i vecchi animali del mio corpo.
Sono esseri scuri, crudele, un pó psicotichi, belli.
Sono alimentati sul pavor della mia sangue.
Sgranochiano alla notte il mio sinitro fianco.
Ma non hai paura .
Toglieró il vestito tuttavia e tuttavia saró nuda.
Di qualche cosa vapranno a me le maschere che saranno lasciati nello suolo.
Loro pascono realmente.
Né una voce né il sospetto leggero dell’intruso li arresta.
Sono scorsi veloce precoci e spietati sulla preda.
Io só la sua cupidigia. La conosco.
La ho ritenuto nei lunghi occasi dell’inverno.
Li ho scoparti mentre preparano il festin dietro le griglie.
Io só che niente é, niente giá.
La seta dei suoi gesti seduce me.
Il fulgore dei suoi occhi commuove me.
E preferisco perderme infine fra I suoi fauci
Prima per vederli malinconichi e languidi mentre leccano miei ferite.
María Cristina Pannunzio